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LE QUARTE VOLTE

Masai

Ci conosciamo dal 2013. Siamo in 3, lavoriamo insieme, suoniamo insieme.
Tutto questo a Torino.

Siamo grandi masticatori di film, di notizie, di cazzate. Partiamo dal presupposto che tutto sia interessante, tutto sia fertile.
Va bene la letteratura, va bene la filosofia, va bene l'attenzione nella composizione, ma poi c'è la quotidianità che è incredibile, ci sono le persone, c'è quello che passa in tv e per radio, c'è il nonsense, l'assurdo, il grottesco.
Soprattutto il grottesco, perchè ci tiene i piedi per terra.
E ci ricorda quello che alla fine ci piace fare, ovvero burlarci di quella massa informe di informazioni che maciniamo in ogni momento.
Tutto può diventare il testo di una canzone, proprio perchè siamo ricettivi a tutto: discorsi, stralci di libri, aforismi di grandi pensatori o conversazioni su Skype.
C’è tanta di quella magia nelle frasi dette là fuori che ci pare uno spreco di tempo scriverne di nostre.

Assorbiamo le informazioni, assimiliamo le parole che leggiamo o ascoltiamo per poi divulgarle, filtrate dal nostro senso critico.

Pippo

CHITARRA // VOCE

Stefano

BATTERIA

Oscar

BASSO // VOCE

Musichette

. . . . . . . . . Le quarte volte . . . . . . . . .

i discorsetti

01. dalìa

Tutti siamo pazzi
perché la vita è follia.
Chi l'ha capito,
finisce in manicomio.

Chi non l'ha compresa
resta in società.
Quali attori migliori,
per mantenere in vita questa giostra
se non i superficiali?

Perdonatemi,sarò matto,
ma per me,tranne qualche pezzetto di fica,
non mi fregherebbe un tubo
se morissero tutti al mondo.

Sì,lo so,
non è carino.
Ma io sarei contento.
Come una lumaca.

Dopotutto,
sono le persone che m'han reso infelice.

02. HEINLEIN

Un essere umano
deve essere in grado
di cambiare un pannolino,
pianificare un'invasione, macellare un maiale,
guidare una nave,
progettare un edificio,
scrivere un sonetto,
tenere la contabilità,
costruire un muro,
aggiustare un osso rotto,
confortare i moribondi,
prendere ordini,
dare ordini,
collaborare,
agire da solo,
risolvere equazioni,
analizzare un problema nuovo,
raccogliere il letame,
cucinare un pasto saporito,
battersi con incoscienza,
morire valorosamente.

La specializzazione va bene per gli insetti.

03. Umberto

Le famiglie si allarmano,
la scuola non sa più che fare.
Solo il mercato si interessa di loro
per condurli sulle vie del divertimento.

Dove ciò che si consuma
non son tanto gli oggetti
che diventano vecchi,
ma la vita stessa,
che non riesce a proiettarsi
in un futuro capace
di far intravedere
una qualche promessa.

Il presente è assoluto.
Non produce gioia,
ma promette di seppellire
l'angoscia che compare
ogni volta che il paesaggio
è contornato del deserto.

04. Huxley

Un uomo infantile
non è un uomo
il cui sviluppo
è stato arrestato

Al contrario,
è un uomo che ha dato a se stesso
una possibilità
di svilupparsi a lungo.

Dopo che molti adulti
hanno avvolto se stessi
nel bozzolo delle abitudini
e delle convenzioni di mezz'età.

Ogni soffitto, una volta raggiunto,
diventa un pavimento,
sul quale uno cammina come dato di fatto,
come diritto acquisito.

05. Jung

L'incontro con se stessi
è la cosa più sgradevole
alle quali si sfugge
proiettandola
sul mondo circostante.

Chi è in condizione di vedere
la propria ombra
e di sopportarne la conoscenza
ha già assolto una piccola parte del compito.

In ogni caos c'è un cosmo,
e nel disordine un ordine segreto.

06. Charles

Non sono le tragedie,
a mandar l'uomo al manicomio.

Morte, omicidio, furto,
incesto,inondazione.

Quelli se li aspetta.

E' la continua serie di piccole tragedie
che manda un uomo al manicomio...
Non è la morte del suo amore,
ma il laccio della scarpa
che si rompe quando ha fretta

07. PKD

Era l'unico modo possibile.
Adesso mi è tutto chiaro.

Essere indecisi non è necessariamente negativo.
Non vedere tutto in termini di slogan
e partiti organizzati e fedi e morte.

Può essere una soluzione
per la quale vale la pena morire.

Pensavo di non avere credo.
Adesso mi rendo conto di averne uno molto forte.

Può essere una soluzione
per la quale vale la pena morire.

La realtà è ciò che,
quando smetti di credere,
non va via.

08. Troìa

C'è poco di cui parlare,
e meno da condividere.
Della tua foto in spiaggia,
non frega a nessuno.

Passa l'interesse nei discorsi vuoti
figli di posizioni prese a caso.
Sfuman le parole
e restan le cazzate.

C'è poco da mostrare,
e meno da ascoltare.
Dei tuoi nuovi baffetti
noi ce ne infischiamo.

Passa l'interesse nei discorsi vuoti
figli di posizioni prese a caso.
Sfuman le parole
e restan le cazzate.

Osservo un formicaio.
Se per essere individui
bisogna esser diversi,
allora ognuno è uguale all’altro.

09. PAOLO

Voi giovani avete il vizio,
in questo momento,
di dire che siete infelici,
che avete paura del futuro.
Che la colpa è di questo o di quello…

Ed incolpate la nostra generazione,
i ladri, i politici
Voi siete in colpa:credetemi.

LA MIA GENERAZIONE!!
Quando è finita la guerra,
il paese era distrutto,
non c'erano strade,
né autostrade, né ponti,
non c'era un cazzo,
c'erano solo delle chiese.

Io comincio a pensare
che siamo più felici noi da vecchi, che voi da giovani.
Pensate, è una cosa incredibile!!

La colpa è vostra.
Questo continuo lamentio!!

10. Silvio

Le cose che succedono a casa mia
sono molto semplici: Cene eleganti.

La correttezza è la regola.
Sei cameriere,
di cui quattro sempre diverse,
provenienti da agenzie.

Io gurdavo interessato e continuerò a farlo.

Dopo cena, si scende al piano di sotto.
La discoteca dei miei  figli
dove ballano le ospiti.

Alcune si travestivano da poliziotte.
L'atmosfera di cortesia,
di simpatia, di gioiosità.
Io gurdavo interessato e continuerò a farlo.

gigs

8 settembre 2018

Mountain session#1 - Valle Sacra

con Kordaan, No class D.G., All data lost, Fuco

25 maggio 2018

Takajasu - Rivalta

con Insee

23 marzo 2017

Spazio 211 - Torino

con VitaGraMa

15 Dicembre 2016

Officine Corsare - Torino

con Carmona Retusa, Into My Plastic Bones, Endorfine

13 Settembre 2016

Cafè Liber - Torino

con Yawning Man (USA) , Ananda Mida, John Holland Experience

6 Agosto 2016

Giardini Baltimora - Genova

Notte GreenFog

12 Maggio 2016

Padiglione 14

con Joliette e Carmona Retusa

15 Aprile 2016

S A M O

con John Holland Experience & Nowolf

18 Febbraio 2016

Officine corsare - Torino

Release party: "le quarte volte"

1 Agosto 2015

Generator Party - Carella

1 Maggio 2015

Blah Blah - Torino

21 Febbraio 2015

Lucrezia Bar - Genova

10 Ottobre 2014

Alla vecchia maniera - Torino

3 Ottobre 2014

Border - Torino

17 Luglio 2014

Arise Festival - Torino

11 Luglio 2014

Cafè Liber - Torino

17 Maggio 2014

Cafè Liber - Torino

3 Dicembre 2013

Lavanderie Ramone - Torino

Review alle reviews

Rockit

Tre ragazzi che condividono pressoché tutto: esperienze, lavoro e musica; proprio da questo ultimo punto nascono i Masai, band piemontese attiva dal 2013 e con alle spalle un fugace ep intitolato “Che problema c'è?”. Il presente parla del primo long play che si chiama “Le Quarte Volte”: dieci tracce autoprodotte riconducibili ad un post rock cantato in italiano, focalizzato ad interpretare testi marcatamente eterogenei, ispirati da qualsivoglia stimolo che spazia dal concreto alle frange maggiormente surreali.

Proprio i riferimenti testuali dei Masai destabilizzano l'ascoltatore fin dall'apertura del disco, che coincide con “Dalìa”: la traccia, selezionata anche per la compilation n.77 di Rockit, presenta una partitura melodica robusta e convincente, dalle aperture curate che arrivano col giusto mordente all'ascoltatore, sulle note si innesta l'esistenzialismo del testo, a tratti criptico ma di sicuro impatto. Menzione anche per “Umberto”, che ben si presta a ripetuti ascolti carica di sovrincisioni ben strutturate incupite da tinte malinconiche. Il congedo arriva con “Silvio”, breve quanto esplosivo episodio dall'andamento sincopato che sembra quasi attraversare i campi del funk per cristalizzarsi in ritornelli tesi fino al limite.

Abbiamo fra le mani un disco concreto, curato sia in fase compositiva che realizzativa: i Masai confermano quanto di buono intravisto all'indomani dell'esordio, l'idea è di avere a che fare con una band che sta raggiungendo la giusta maturazione. Abbiamo voglia di (ri)sentirne di più.

http://www.rockit.it/recensione/33771/masai-le-quarte-volte

Review alla review by Masai

8/10

Bueno

Rock Garage

Masai è il nome di un power-trio davvero interessante e al tempo stesso per nulla facile da approcciare al primo ascolto. La colonna vertebrale fatta di alternative rock regge una struttura molto articolata che spazia tra suoni e strutture sonore variegate: momenti strumentali, vibrazioni particolari sugli strumenti a corde, sfumature chitarristiche che richiamano ambientazioni post-rock, intricati seppur brevi passaggi math, tutti aspetti che sono amalgamati perfettamente ed è questo secondo noi il grande punto di forza dei Masai. Oltre la ottima produzione è la compattezza del sound che viene fuori, segno di un’importante maturità dimostrata dal combo. Nei riff ci sembra intravedere richiami stoner, nei testi (che purtroppo spesso presentano significati non chiarissimi, seppur in lingua madre) invece si è più vicini alla scena alternative italiana, ma ciò che più ci piace di Le Quarte Volte sono le costruzioni musicali, non i singoli passaggi, bensì le soluzioni adottate lungo i vari pattern.

Per avere un esempio di tutto ciò basta ascoltare Troia che combatte la piattezza della nostra società (o di parte di essa) con delle matrici distorsive e diagonali che dimostrano grande spessore, risultando davvero originali. Un album da far passare più volte e da capire più si susseguono gli ascolti.

http://www.rockgarage.it/?p=51288

Review alla review by Masai

9/10

Grazie

Ondalternativa

A cavallo tra Piemonte e Liguria prende il via definitivo il viaggio dei Masai. Trio che si muove tra Torino e Genova, dove l’album d’esordio, “Le quarte volte”, è stato registrato. Band di recente formazione ma composta da musicisti affatto di primo pelo.

Esperienza ed età anagrafica contribuiscono a dar vita ad album già maturo, granitico e significativo. L’appartenenza a una generazione borderline, che è stata investita dai cambiamenti tecnologici degli ultimi venti anni ma che conserva ancora memoria di un mondo prima di internet, favorisce lo sviluppo di una visione disincantata sull’oggi che attraversa tutti i brani. Se musicalmente il disco si presenta aggressivo, solido e coerentemente strutturato, non con lo stresso modo i tre si sono approcciati alla redazione delle liriche. Riproponendo lo stile del flusso comunicativo cui siamo stati abituati a partire dagli anni zero, i testi sono costruiti attraverso l’affiancarsi di immagini spezzettate, riferimenti variegati, parole vomitate e altre prese in prestito, costruzioni pericolanti che si affacciano su filosofia, fantascienza e psicoanalisi.

Il risultato è un grido lucido, particolarmente sapiente che s’incastona alla perfezione tra le vibrazioni ritmiche disegnate traccia dopo traccia. Il disco, ondivagando tra punk e post rock con venature prog, suona piuttosto cupo, cinico. Proprio per questo è, a tutti gli effetti un disco reale, proprio dei nostri giorni.

http://www.ondalternativa.it/masai-le-quarte-volte/

Review alla review by Masai

9/10

Pregio

Rumore

Il trio pedemontano, piccolo culto del sottobosco torinese, emerge dal Maelstorm di sonorità math rock striate da lisergiche abluzioni psichedeliche grazie alla ricercatezza detonante dei propri testi, frutto di una sperimentale osmosi ambientale totalizzante. Assorbono parole, rime, nonsense dall'universo, incastonando calembour su melodie distorte e percussive. Cut-up Uber Alles! Intriganti.

Review alla review by Masai

7/10

Esagerato!

Rockerilla

È sempre un atto di coraggio cantare in italiano per una band punk-rock. La nostra lingua troppo melodica sembra spesso adattarsi a fatica a tematiche di protesta sociale e di ribellione. Ma alcuni gruppi ci sono riusciti brillantemente in passato: i CCCP, i primi Marlene Kuntz, i primi Afterhours e vari altri della scena punk-hardcore degli anni ’80 e ’90 che proprio a Torino ha avuto solide basi. Ci riescono brillantemente oggi i torinesi Masai che sembrano aver metabolizzato un po’ tutte queste influenze nel partorire il loro primo album, con suoni decisamente d’altri tempi, nel senso più positivo del termine. Il risultato è un’efficace miscela di punk, noise e linee più melodiche. ESORDIO POTENTE.

Review alla review by Masai

7/10

Una buona recensione, ricca di riflessioni sulle radici torinesi.

Blow Up

Classico trio chitarra-basso-natteria, i torinesi Masai edificano squadrature math (Heinlein, Huxley) e assestano frustate soniche (Dalìa), con il cantato che contribuisce a realizzare una discreta tensione espressiva (Troìa il brano migliore in tal senso) e con le liriche che masticano avidamente frammenti da libri, notiziari, film. L'ossatura dei pezzi c'è tutta, mancano ancora dosi abbondanti di muscoli, nervi e sangue.

Review alla review by Masai

8/10

Ci è piaciuta assai, sintetica e sincera. Sentita. Andremo in palestra per i muscoli.

Tuttorock

Dietro le sembianze minacciosamente punk che possono scaturire dal primo impatto sonoro, si cela una band dotata e dalle larghe vedute, che si diverte a frullare insieme math rock, progressive e noise (dal punto di vista strumentale), oltre che filosofia, aforismi e conversazioni da social-network (parlando invece dei testi). Questo apparente non-sense viene definito dagli stessi Masai come “humorless-rock”, una definizione che ben si adatta alle sorprendenti scorribande sonore del trio torinese. Stralci di protesta sociale, spunti hardcore, influenze classic-rock, divagazioni psichedeliche, vengono continuamente incastonati e subito dopo scalzati dai Masai, con una personalità ed uno humour che risultano tremendamente efficaci.

Un potente riff secco e cadenzato introduce l’opener “Dalia”, intessuta di vocals filtrate ed una batteria mai doma; “Heinlein” esplora con maggior sperimentalismo i territori alternative, senza però perdere un briciolo della loro potenza; “Huxley” strizza l’occhiolino al progressive, oscillando tra dissonanze di chitarra e tempi fratturati di batteria; “Charles” esplode da un riff quasi crossover, prima di affogare nelle più cupe nebbie dark; “PKD” rappresenta un altro episodio piuttosto tirato e vibrante, dal testo apparentemente pessimista e decadente, arricchito da un assolo semplice ma geniale; l’accordo più heavy del lotto introduce la grintosa “Troia”, mentre il mid-tempo “Silvio” chiude le danze tra brusche accelerazioni ed un basso pulsante sugli scudi.

I Masai sfuggono nella loro stessa essenza a qualsiasi definizione, rivoluzionari spiritosi o sperimentalisti filosofi… quando tutto sembra assurdo e paradossale però la band tira le fila col suo innegabile spirito scanzonato e ci sgancia questa “bomba ad orologeria” per un full-length d’esordio di grande interesse.

http://www.tuttorock.net/recensioni/masai-le-quarte-volte

Review alla review by Masai

8/10

Recensione ben scritta, contenuti pertinenti, ottimo gusto. Bravo

Rocklab

Prendete una domenica mattina, della serie che la sera prima esci per uno Spritz veloce e lo finisci all’alba. La tipica loquacità di un frullatore, il cervello ovattato che ogni scricchiolio diventa Bonzo in “Moby Dick”, le connessioni ai minimi storici. Ecco. Tutto ciò è un modesto quanto imbarazzante tentativo di introdurre la reazione prima all’ascolto dell’esordio dei Masai Band, che da Torino con furore partoriscono “Le Quarte Volte”.

Come logo un’incisione degna del miglior Gustave Dorè, del tipo che ti aspetti l’uscita di una sinfonia dalle casse. E invece la prima reazione è di sgomento. Ma tranquilli dura poco, l’umano ha bisogno di dare forma allo sconosciuto per stare sereno, allora va in orbita e ci ragiona sopra. E la conclusione è che a dare una forma non ce la fai manco a piagne. I Masai Band assomigliano a tutto e a niente, e a loro questo piace tanto si vede. Nell’era della bella forma e della sostanza inesistente, di cover imbarazzanti tratte da gente che col “bel canto” non c’entra una mazza: questo disco lo spediamo dritto nella cartella: “rare boccate d’aria moderna senza scomodare i morti che ne han già pieni i santissimi”.

I MB sono musicanti da ossimori continui: anarchia strutturale da “vaffa” di pancia e pugni al cielo, ma bassi imperanti che trascinano sull’introspezione emotiva del buon vecchio Grunge. Salgono all’Olimpo dei grandi pensatori (Huxley e Heinlein e tutti gli altri), per poi sconsacrarli nei testi, nella dimensione di un Bar Sport con birrozza al seguito.

Non ci avete capito nulla? Forse sono io, e invece no, è colpa loro che amano creare confusione. L’ultimo verso ferma la folle corsa dello sfogo accellerato con una mazzata alla Baseball Furies, con quelle mezze frasi che aprono un mondo di possibilità e non danno nessuna risposta, perché la cosa non li riguarda. Tutto ciò è meravigliosamente filosofico, ma senza sgradevoli aforismi da Social Network: è una dimensione intima quanto grezzamente spontanea. Insomma, Prendete i CCCP, tagliate finemente, setacciate per eliminare qualunque pugno chiuso e bandiera, mettete il cantante in cantina così sembra un’eco della coscienza e ravvivate il fuoco scendendo strumentalmente di qualche ottava. Servire caldo con birra ghiacciata, che tanto la portano loro. Esordio col botto? No, in sordina, senza pretese. E ci piace.

http://www.rocklab.it/2016/03/02/masai-band-le-quarte-volte/

Review alla review by Masai

9/10

Mazzate alla Baseball Furies in hangover. Ci piace.

XTM

Opera “tarantiniana”, quella dei Masai, trio di torinesi humorless-rock (si definiscono così) che per l'esordio lungo hanno scelto di non scrivere testi originali ma estrapolare e riadattare contenuti vari (trattati, interviste, dialoghi di film) presi dalle fonti più disparate ma sempre in linea con il loro spirito scanzonato. Perché tutto può diventare il testo di una canzone: discorsi, stralci di libri, aforismi di grandi pensatori o conversazioni su Skype. Il risultato sono 10 brani dai titoli secchi, di una sola parola, ma che ben rappresentano quello che uno ci troverà dentro ascoltandoli. Il nonsense però è celato dietro una coltre noise-friendly dalle sembianze minacciose, un muro sonoro impressionante alzato dai tre, un vortice che trascina e risputa fuori l'ascoltatore in un batter d'occhio. E poi - appunto - ci sono i testi. Perché va bene la letteratura, va bene la filosofia (e hai voglia a filosofeggiare per dei sedicenti “best beer drinkers in town”), ma poi c’è la quotidianità che ci offrono TV e web, con tutto il loro carico di assurdi e sparate. Tutto fa massa, ma è il come queste informazioni vengono elaborate che fa la differenza. Ascoltando questo disco invece no, si concorderà un pò tutti sulla bontà del prodotto. - See more at: http://www.xtm.it/DettaglioEmergenti.aspx?ID=17036#sthash.CYVafYlt.CqjAuWUZ.dpuf

http://www.xtm.it/DettaglioEmergenti.aspx?ID=17036#sthash.CYVafYlt.dpbs

Review alla review by Masai

6/10

La recensione è ben svolta, forse troppo accademica. Si capisce che ha studiato a fondo il presskit.

Nerdsattack - Il giudice Talebano

6.5 – Teso

http://www.nerdsattack.it/il-giudice-talebano-italiano-2-2/

Review alla review by Masai

8/10

Perfetta. Sintetica. Dritta al punto.

Distopic

“Le quarte volte” è il primo album dei Masai ed è stato registrato ai Greenfog studio dal sempre bravo Mattia Cominotto. Raro che l’ex chitarrista dei Maganoidi fallisca il lavoro su un compact – tranquilli, questa non è l’eccezione che conferma la regola, ma è la regola, perché il disco è fatto bene dal punto di vista tecnico. Quello che gli manca, purtroppo, è un’identità. Perché “Le quarte volte” è un album di viscerale rock con delle chitarre molto espressive, ma stringi stringi non ha un’anima, i testi rimandano all’immaginario de Il Teatro degli Orrori ma siamo distanti dall’efficacia di Capovilla. E’ il classico compact che ascolti una, due, tre volte, e poi passi ad altro lasciando che il supporto inizi a prendere la polvere. Insomma, un lavoro a metà.

http://www.distopic.it/masai-le-quarte-volte/

Review alla review by Masai

6/10

Avremmo preferito: registrato bene, ma è una palla al cazzo.

Troublezine

Masai “Le quarte volte” (green fog Records)
Anche questi Masai ci propongono una rivisitazione degli anni ’90. Una commistione fra math rock e qualcosa più grunge, alternative (ci sento dentro i Mission Of Burma tra le altre cose). Le canzoni sono cantate in italiano e si stagliano fra riferimenti soprattutto d’oltreoceano e qualche invettiva alla Diaframma. Sono bravi, ma sembrano più convincenti quando decidono di farsi più dissonanti e sperimentali. Huxley e Jung mi sembrano quasi uscite dalle session per un nuovo disco dei Voivod e per me è questa la strada che dovrebbero seguire. Mi piacerebbe lasciassero perdere la zavorra anni ’90 che li appesantisce e invecchia e si dedicassero a quelle dissonanze che in pochi possono permettersi di utilizzare con stile come questi Masai. (EmiLiano)

http://www.troublezine.it/reviews/21766/

Review alla review by Masai

8/10

Una bella recensione. Ci garba "invettiva alla Diaframma". La zavorra se ne sta andando. Gracias!

Francesca Zaminga –ilmegafono.org

“Le quarte volte”: il punk-rock pensante dei Masai

Se siete abituati a fare attenzione ai testi della musica che ascoltate, allora questo gruppo vi stupirà. Parliamo dei Masai, trio torinese formatosi nel 2013 e in uscita con il primo album full-lenght dal titolo “Le quarte volte”. Dieci tracce nelle quali le parole racchiudono un mondo vasto, dalla filosofia, alla letteratura, a pezzi di vita reale: per i Masai tutto è fonte di ispirazione.

Come un rigurgito inatteso vi ritroverete in bocca le parole macinate, amate, spiegazzate, sfogliate, o accantonate, udite, mai lette di chi ha tentato di guardare in faccia la vita e darle un nome, di toccarle il culo o di invitarla a sbronzarsi. Vi ritroverete sulla bocca le parole di Bukowski (prima in Dalìa e poi in Charles), parole che servono da monito: “Tutti siamo pazzi perché la vita è follia”. In Umberto imparerete la lezione di Galimberti che ci ricorda che aveva ragione Nietzsche nel dire che “resta solo la ragione”, perché dio è davvero morto (rimane solo il nichilismo come presenza costante, ospite inquietante).

Ritroverete il pensiero di Heinlein, tra i primi e più grandi scrittori statunitensi di fantascienza, il quale ci ricorda tutte le mille cose che dovrebbe saper fare un essere umano, che non è un insetto e deve sempre rifuggire la specializzazione, sapersi reinventare, uscire dai compiti meccanici.

Con questo album geniale, i Masai si spingono, attraverso il magistrale utilizzo di citazioni e musica, a vedere la vita come ribellione, follia, tentativo, dove solo lasciandosi trasportare si può scoprire che “in ogni caos c’è il cosmo e nel disordine un ordine segreto”, come si ascolta nel brano Jung, dedicato al grande psicanalista svizzero. “Le quarte volte” è un disco che ci insegna ad accogliere questa follia, ci suggerisce di imparare ad amarla, perché solo conoscendola ed accettandone l’imprevedibilità, solo se ci alleniamo a ciò, riusciremo a sopravvivere al “laccio della scarpa che si rompe quando si ha fretta”, come in Charles (parole sempre del grande Bukowski).

Bisogna insomma tornare a essere infantili per rompere il bozzolo delle abitudini e delle convenzioni di mezz’età, come suggerisce Huxley, e non aver risposte né certezze, come ci viene ricordato in Pkd , con le parole di Philip K. Dick: “Non vedere tutto in termini di slogan e partiti organizzati e fedi e morte può essere una convinzione per la quale vale la pena di morire”. Sul fondo, già morta, resta l’opposto a questo tentativo, a questo modo di vivere, a questa vita: ossia l’altra vita, quella insensibile, programmata e asfissiante, la vita come modello “produci-consuma-crepa”. Troìa, invece, condanna l’ammiccante ansia di apparire dei nostri giorni, l’urgenza tutta contemporanea di sorridere da una foto in spiaggia, di mostrare al mondo i propri fottuti baffetti nuovi. Forse è la traccia che sembra esprimere finalmente il punto di vista dei Masai, il loro rigetto per la futilità, per il vuoto, per la superficialità mediocre, inetta.

Quest’album appare uno studio sociologico puntuale della varietà umana, perché arriva ad analizzare e a dar voce anche a chi di superficialità futile e inetta ha riempito la sua vita, costruito il suo impero. In Silvio, infatti, si ritrova la testimonianza di Berlusconi durante il processo Ruby, con una promessa che sa di minaccia: “Io guardavo interessato perché mi divertivo e continuerò a farlo”. Su tutto, alla fine, resta l’esortazione di Paolo Villaggio (nella canzone Paolo), il quale non ci assolve ma anzi ci provoca: “Vi prego ragazzi, smettetela con questo continuo lamentìo, la colpa è vostra!”

La musica è presente, ma mai ingombrante. Dura, spigolosa e viva. Monta come i pensieri, ci pacifica come la morte. La musica è vuoto e pieno in questo album. Silenzio e frastuono. È un continuo contrapporsi, un costante contrasto, proprio come questi mondi che si sovrappongono e mai si mescolano. “Le quarte volte” è un esperimento mirabile, perché sa far canticchiare pietre miliari della filosofia. Da tutti i brani traspare una ricerca spasmodica dell’essenza, un rifiuto della realtà come gabbia e della vita come programma di produzione. Si erge il bisogno di libertà di ribellione, di sbronzarsi per non pensare. Ascoltare questo disco per la prima volta lascia spiazzati. Ascoltarlo più volte rischia di lasciarvi edotti. Non esitate.

http://www.ilmegafono.org/le-quarte-volte-punk-rock-masai/

Review alla review by Masai

9/10

Una bella recensione. Siamo commossi per l'attenzione dedicata.

andergraund.it

Masai - Le quarte volte / Giovanni Graziano Manca

Le quarte volte, ovvero il primo disco dei Masai appena uscito in autoproduzione. Torinesi che suonano insieme dal 2013, i tre Masai (Pippo, chitarra e voce, Stefano, batteria, Oscar, basso e voce) formano una band professionalmente molto giovane ma, stando ai contenuti lirici dell’album, con un bagaglio idee piuttosto chiare sul messaggio che desiderano trasmettere al loro pubblico. Colpisce innanzitutto la copertina dell’album, che sembra rappresentare una situazione apocalittica all’interno della quale alcuni antichi sapienti aspettano tra i flutti si essere salvati da una nave che letteralmente spacca le montagne. I testi, tutti in italiano, costituiscono l’elemento di maggior spicco di questo lavoro e disegnano a tinte fosche presente e futuro: sono cupi, arrabbiati, dissacranti, nichilisti e passano in rassegna molti dei mali del nostro tempo. Lo sfacelo sociale e culturale che caratterizza il nostro tempo, la mancanza di volontà e la scomparsa dei grandi ideali, l’assenza di un futuro da costruire e l’infelicità nelle nuove generazioni, per esempio, vengono così dipinti in Paolo (traccia 9 del CD): Voi giovani avete il vizio,/in questo momento,di dire che siete infelici,/che avete paura del futuro./Che la colpa è di questo o di quello… /Ed incolpate la nostra generazione,/i ladri, i politici/Voi siete in colpa: credetemi.//LA MIA GENERAZIONE!!//Quando è finita la guerra,/il paese era distrutto,/non c'erano strade,/né autostrade, né ponti,/non c'era un cazzo,/c'erano solo delle chiese.//Io comincio a pensare/che siamo più felici noi da vecchi, che voi da giovani.//Pensate, è una cosa incredibile!!//La colpa è vostra./Questo continuo lamentio!! .

Si è detto, delle parole cantate dal trio, e l’analisi appare condivisibile, della “ricercatezza detonante dei propri testi, frutto di una sperimentale osmosi ambientale totalizzante. Assorbono parole, rime, nonsense dall'universo, incastonando calembour su melodie distorte e percussive. Cut-up Uber Alles!” (Su Rumore, brano estratto da www.masaiband.com). Musicalmente parlando, peraltro, i Masai fanno proprie le sonorità tipiche del punk rock di matrice italiana (queste formano un monolitico tutt’uno con i testi) e certe suggestioni musicali specificatamente italian progressive rock di antica data. Non particolarmente innovativa, quindi, la musica dei Masai: il maggior pregio di Le quarte volte risiede infatti, a nostro avviso, soprattutto nei testi delle canzoni: così diretti e laceranti e, da specchio fedele della truce realtà che vogliono rappresentare, così poco rassicuranti da far venire i brividi

http://www.andergraund.it/index.php?option=com_content&view=article&id=6117%3Amasai-le-quarte-volte&catid=41%3Aindipendentemente&Itemid=59

Review alla review by Masai

7/10

Thx!!!. Una bella recensione con rimando ad un altra recensione.

Iyezine

Masai - Le quarte volte / MASSIMO ARGO

Tre amici che decidono di suonare assieme per mettere in musica tutto ciò che i loro cervelli ingurgitano in questi anni di abbondanza mediatica.

Il risultato è il loro primo disco su lunga durata, dopo l’ep “Che problema c’è” del 2014, registrato ai Greenfog di Genova. Il loro suono è potente e caotico al punto giusto, con quelle composizioni tipiche dei gruppi che oltre a padroneggiare bene la musica riescono a rendere molto bene ciò che vogliono dire. Tutto può essere messo in musica, per tentare di dare un senso a questa dannata confusione che ci attanaglia sempre più, e dalla quale riusciamo a liberarci solo con musica come questa. I Masai fanno un bel disco, con dei contenuti ed una musica molto personale, da sentire.

http://www.iyezine.com/masai-le-quarte-volte

Review alla review by Masai

8/10

Che dire, bravò!

musictraks

Masai - Le quarte volte / Fabio Alcini

Per la serie “band scoperte da TraKs che hanno fatto carriera” (se non ci credi leggi qui) oggi tocca ai Masai, trio torinese/genovese con ottime dosi di energia e anche una certa ironia amara sparsa per le tracce, che hanno appena pubblicato il primo lp intero, Le quarte volte. Riguardo ai testi, il comunicato stampa si esprime così: “Tutto può diventare il testo di una loro canzone, proprio perché sono ricettivi a tutto tondo: discorsi, stralci di libri, aforismi di grandi pensatori o conversazioni su Skype”.

Con un nome che non fa riferimento all’omonimo popolo africano e con la collaborazione di Mattia Cominotto, che ha registrato e mixato il disco al Greenfog di Genova, la band ha confezionato un disco che si serve per lo più di nomi e cognomi di persona come titoli dei brani, anche perché è da lì che sono stati “rubati”.

Masai traccia per traccia
Si parte da Dalìa, che non spinge troppo sull’acceleratore, anzi risuona quasi serena, almeno rispetto ad altre tracce che nel disco seguiranno; peraltro le esplosioni, sia a livello di testo sia per quanto riguarda la musica, iniziano già a manifestarsi. Heinlein è secca, dura e con un drumming molto robusto e piuttosto evidente. Umberto si incattivisce con il procedere del pezzo, con una certa sensazione post grunge che si concretizza nelle sonorità.

Huxley si presenta piuttosto acida, soprattutto nelle zone di competenza della chitarra, con una tessitura piuttosto fitta e un background molto cupo e quasi stoner. Picchia piuttosto duro anche Jung, con la chitarra che fa un lavoro questa volta tutto sommato semplice, ma il pezzo piano piano si arricchisce di chiaroscuri, con un vibrante apporto del basso.

Cruda ma anche evoluta, a livello di struttura, Charles, che presenta svolazzi quasi psichedelici che si alternano a parti più dure e concrete. PKD apre in maniera molto diretta e in maniera diretta procede, alzando leggermente il volume ma presentandosi come un processo continuo da inizio a fine. Troìa, ha un andamento piuttosto sincopato e sonorità che sembrano parenti del math. Piuttosto rimescolato anche l’andamento di Paolo, con qualche influenza new wave nelle chitarre e uno scheletro ritmico ben costruito.

E se ti viene da pensare qualcosa riguardo al testo e alla citazione di Silvio, ecco, la risposta è sì: si parla di cene eleganti, di sguardi interessati, di agenzie… Il tutto in salsa piuttosto acida c’è il contenuto di alcuni verbali e soprattutto di un ventennio di politica e di meschinità italiana.

E’ con malcelato orgoglio che scopriamo come i Masai abbiano fatto dei passi avanti e abbiano costruito un disco valido, concreto, molto duro nei suoni, deciso quando serve, più sfumato qui e là. Ottima prova d’esordio per il trio.

http://www.musictraks.com/recensione-masai-le-quarte-volte.html

Review alla review by Masai

9/10

Ri-grazie fabio Alcini, bella review

ocanerarock

Masai - Le quarte volte / Daniele Fanti

Con “Le quarte volte” i Masai ci offrono dopo il loro Ep di esordio (“Che problema c’è”, 2014) un altro esempio di rock senza mezze misure.

Testi che rappresentano fotografie che non necessitano di troppe spiegazioni ma in grado di attivare puntuali riflessioni, chitarre e percussioni potenti, attitudine e una buona dose di personalità.

L’album è rigorosamente in italiano e i titoli delle dieci tracce sono per la maggior parte nomi di persona – scelta naturalmente non casuale!

‘Dalia‘ apre il lavoro lasciando poco spazio alle interpretazioni, come a dire “che il messaggio sia chiaro fin dall’inizio”. L’occhio della band ci accompagna per tutto il lavoro in cui le angosce e l’ansia del vivere quotidiano in una società in cui il mercato decide della vita di ognuno di noi (‘Heinlein‘) sono ben descritte.

Il ruolo del mercato nella società (‘Umberto‘), l’uomo infantile che in realtà tale non è (‘Huxley‘), il necessario incontro con sé stessi (‘Yung‘), la facilità con cui si può arrivare a definire folle una persona (‘Charles‘), il punto di vista distaccato e quello distorto della realtà (‘Paolo‘, ‘Silvio‘).

Sono questi i temi che i Masai ci propongono e su cui ci invitano a riflettere, e lo fanno con la forza e la rabbia che scaturiscono da un amalgama perfetto di voce, chitarra e percussioni frutto di ottimi arrangiamenti. Le influenze con i gruppi della scena italiana che dagli anni ’80 e ’90 hanno iniziato a proporre il genere da cui la band torinese trae gran parte della sua ispirazione sono evidenti in tutto il lavoro. Da questo deriva una ancora non spiccata originalità complessiva ma siamo solo all’inizio: visto l’esordio ed il successivo album c’è da stare certi che non tarderà ad arrivare quella ulteriore maturità che permetterà alla band di caratterizzarsi maggiormente anche sotto questo aspetto.

Album coinvolgente che cattura all’ascolto (da fare tutto di un fiato)!

http://www.ocanerarock.com/music/recensioni/masai-le-quarte-volte/

Review alla review by Masai

9/10

Daniele Fanti, un bravo recensore.

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